In occasione del decimo anniversario del terremoto, Domenica 14-10-2007 alle ore 17,23, nell’ora e nel giorno esatto del crollo, il Torrino del Palazzo Comunale viene riconsegnato alla Città di Foligno.

Durante la Cerimonia, l’Amministrazione Comunale di Foligno consegna l’attestato di ringraziamento alla Nostra Impresa, per essere stati “Protagonisti nell’emergenza, Costruttori della Speranza e Testimoni della Rinascita”

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Venerdì 16 Dicembre 2011, il Sindaco e l’Amministrazione Comunale sono lieti di presentare alla cittadinanza Palazzo Vernazza Castromediano, riportato all’antico splendore da un’importante opera di restauro.

Il Primo Giugno 2017, l’Impresa consegna le Mura Urbiche alla Città di Lecce. Durante la cerimonia inaugurale, è stato presentato un Volume dedicato agli interventi di restauro eseguiti e sull’organizzazione e gestione del cantiere durante l’esecuzione delle lavorazioni.

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La nostra Impresa, da sempre sensibile alla ricerca archeologica, anche questa volta ha contribuito ai processi di restauro, ricerca, studio e divulgazione dell’arte in tutte le sue forme.

“Rispolveriamo la storia, diamo luce e linfa alle origini!”

Non tutti sanno che il Castello nasce Normanno e che Carlo V, che oggi gli da il nome, arrivò secoli dopo.

È tempo di sapere.

“Degli antichi castelli mi incuriosisce la vita che hanno visto passare e che in parte trattengono ancora…” (F. Caramagna)

È nata una grande opera in due splendidi volumi curata dai professori Paul Arthur e Benedetto Vetere insieme alla ricercatrice Marisa Tinelli. Il primo Volume affronta le tematiche riguardanti l’Archeologia e la storia, mentre il secondo volume lo scavo ed i reperti della Torre Mozza.

Il giorno 26 gennaio 2017, nell’ambito dell’inaugurazione dell’anno accademico 2016-2017 della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università del Salento, la Capriello Vincenzo srl accoglie un ristretto numero di visitatori svelando le meraviglie delle Mura cinquecentesche della città di Lecce, i cui lavori, da poco ultimati, verranno inaugurati nella prossima primavera.

Inaugurazione scuola di Specializzazione in Beni Archeologici e visita al cantiere MURA URBICHE di LECCE

La Capriello Vincenzo srl, da sempre attenta a tutti gli aspetti legati al mondo dei Beni Culturali, partecipa oggi all’inaugurazione dell’anno accademico 2016-2017 della Scuola di Specializzazione in Specializzazione in Beni Archeologici “Dinu Adamesteanu” dell’ Università del Salento diretta dal Prof. Paul Arthur.

Nell’ambito dell’iniziativa, per la prima volta dopo l’ultimazione dei lavori, verranno aperte le porte del cantiere Mura Urbiche di Lecce agli studiosi partecipanti e agli “addetti a lavori” che hanno contribuito alla buona riuscita dell’opera.

Tra gli altri, la Capriello Vincenzo srl, accoglierà il Sindaco di Lecce, Dott. Paolo Perrone, l’assessore ai LLPP, Avv. Gaetano Messuti, la direttrice del Museo Archeologico di Taranto, Dott.sa Eva Degl’ Innoncenti, Il Soprintendente ai beni Archeologici, Belle Arti e Paesaggio della città Metropolitana di Bari,  Dott. Luigi La Rocca, la Soprintendente ai beni Archeologici, Belle Arti e Paesaggio delle Provincie di Lecce,  Brindisi e Taranto, Dott.sa Maria Piccarreta, la curatrice del Museo della città di Londra, Meriel Jeater.

Casa di augusto nuove coperture degli ambienti prospicienti il peristilio occidentale e nuova teca

Sezione: Rigenerazione Realizzazioni
Progettista: Arch. Barbara Nazzaro

Una teca racchiude il complesso archeologico della Casa di Augusto mediante una copertura verde che mimetizza la matericità della sottostante chiusura realizzata con pareti di acciaio Corten traforate e piene alternate a lastre di metacrilato.
Ottaviano Augusto realizza una dimora sul Palatino inaugurata nel 36 a.C. Gli ambienti, venuti alla luce dagli scavi di Gianfilippo Carettoni del secolo scorso, sono decorati con affreschi e stucchi e rappresentano un importante esempio di pittura romana della seconda metà del I sec. a.C.
Per l’occasione del bimillenario della morte di Augusto nel 2014 sono stati aperti al pubblico numerosi ambienti della domus.

L’intervento di Carettoni prevedeva coperture con strutture metalliche e onduline che era necessario sostituire, per ragioni di decoro e per ricostituire la continuità e la rilettura degli ambienti. Al fine di scegliere la migliore copertura, si è verificato l’effetto delle possibili correnti e micro circolazioni dell’aria con una simulazione fluido dinamica ed inoltre si è valutato che i blocchi di tufo, che costituivano le strutture verticali, ed il crollo generalizzato delle volte sconsigliavano il ripristino dei volumi originari.

Scopo dell’intervento è stato il miglioramento delle visuali delle aree circostanti, una maggiore integrazione con il contesto paesaggistico, il restauro degli apparati pittorici e la creazione di percorsi didattici per rendere fruibili i numerosi brani decorativi.
La linea ispiratrice del progetto è la suggestione: all’estradosso la copertura si presenta con uno strato di vegetazione, con affioranti strutture archeologiche, ed una parte in terra a memoria della fase iniziale degli scavi di Carettoni. Poiché la nuova copertura avrebbe dovuto inserirsi in un contesto già ricco di soluzioni variegate e di notevole impatto visivo, è stata scelta una soluzione tecnologica mista: elementi portanti in acciaio e profili in pultruso, pannelli sandwich, il tutto poi obliterato nell’intradosso da un controsoffitto termoteso in pvc di colore scuro.
La scelta deriva anche da alcune necessità logistiche e di conservazione delle strutture archeologiche quali la leggerezza, tipica dei materiali compositi, la facilità di trasporto e i ridotti tempi di installazione.
La finitura prevista per la copertura è in parte a tetto verde, connotato da una vegetazione adattabile alle condizioni climatiche che assume un aspetto variabile a seconda delle stagioni. Questo sistema contribuisce a proteggere ed isolare termicamente gli ambienti e garantisce una elevata riduzione del surriscaldamento. La realizzazione è stata effettuata con strati di ghiaia e lapilli di cretonato di pozzolana, con funzione di drenaggio e di rallentamento dello scorrimento dell’acqua piovana.

Per la realizzazione della teca di rivestimento è stato utilizzato l’acciaio Corten, alternando lastre piene a lastre traforate, marcando la differenza tra antico e contemporaneo attraverso un materiale reversibile – in contrapposizione alla consistenza materica della struttura archeologica – le cui cromie ed effetti superficiali sono la rappresentazione tangibile dello scorrere del tempo sui materiali. Sfruttando la lavorabilità del metallo, si è scelto di farne il leitmotiv dell’intero progetto, sagomandolo per favorire la lettura degli elementi antichi e trattandolo con forature che conferiscono un carattere vibrante di leggerezza all’intervento grazie all’interazione con la luce solare.
Il prospetto posteriore presentava dei resti lapidei che sono stati integrati con una sagomatura tridimensionale del metallo, così da consentire una evidente lettura. Il Corten ripiega poi sull’angolo, diventando fascia di coronamento fino al fronte principale di ingresso. Si tratta dunque di un “fil rouge” che circonda l’edificio e disegna il confine con il sovrastante tetto-giardino. Al di sotto di questa fascia piena, le lastre di metallo, intervallate da pannelli trasparenti in metacrilato, sono leggermente arretrate così da creare una sottile ombreggiatura e trattate con delle forature la cui intensità diminuisce dal basso verso l’alto.
All’interno, i pilastri della struttura portante sono stati anch’essi rivestiti in corten.

L’obiettivo di far comprendere gli spazi della parte privata del settore occidentale della casa e la stanze di rappresentanza, è stato ricercato tramite la realizzazione di un percorso di visita sospeso: una passerella in ferro e legno attraversa lo spazio e mediante delle soglie in corten si segna il passaggio tra i vari ambienti.

Il progetto della luce, tenendo in considerazione la diversa valenza della domus privata rispetto agli ambienti della domus publica, rievoca i rapporti chiaroscurali mediante la differenziazione della provenienza della sorgente luminosa e della sua intensità e crea un gerarchia percettiva, distinguendo attraverso variazioni cromatiche gli ambienti della domus privata rispetto agli ambienti della domus publica. E’ stato progettato un innovativo sistema di illuminazione, nascosto tra l’intradosso della copertura e il controsoffitto di telo termoteso in PVC, i cui gruppi di proiettori con sorgenti LED, aventi vari fasci ottici e diverse temperature di colore, sono regolati tramite software.

Articolo su Casa di Augusto del numero 314 anno 2015 di Luce, p. 24

La casa di Augusto e La casa di Livia nel complesso Augusteo al Palatino

A Roma dopo duemila anni riprendono vita con la luce le antiche stanze della dimora imperiale

di Carolina De Camillis, Riccardo Fibbi

Il Palatino, legato alla leggendaria fondazione di Roma da parte di Romolo, negli ultimi due se-coli dell’età repubblicana era soprattutto considerato il quartiere aristocratico di Roma, prima di divenire, in età imperiale, da Augusto in poi, zona privata dell’imperatore. Quando il giovane Ottaviano fu adottato da Cesare e assunse un ruolo pubblico, acquisì nel 42 a.C. la casa dell’oratore Ortensio. Questa formò il primo nucleo di un sistema di costruzioni volto alla colta e raffinata predicazione ideologica del suo potere e della sua immagine. La Casa di Augusto e la Casa di Livia, sua terza amatissima moglie, sono porzioni del complesso di edifici imperiali la cui riapertura è stata un evento memorabile nell’ambito delle celebrazioni per il bi-millenario della morte di Augusto avvenuta nel 14 a.C. Le decorazioni dei due edifici rappresentano un raffinato e ben conservato esempio di arte figurativa romana della fine dell’epoca repubblicana, connotate da motivi floreali, architetture fantastiche e scenografie teatrali, sottolineate dai colori tenui e brillanti, che si espandono negli ambienti. Il complesso augusteo è sempre stato di difficile comprensione, per l’articolata stratificazione dei resti archeologici delle diverse fasi costruttive e per il dibattito ancora in corso sull’interpretazione degli spazi e delle loro trasformazioni.

La Casa di Augusto: la luce come strumento di reintegrazione dell’immagine

Il progetto di illuminazione è iniziato alla fine del 2012 e si è concluso con la realizzazione nell’estate del 2014, in continuo dialogo con la progettista della Soprintendenza, l’architetto Barbara Nazzaro. L’intervento di restauro ha anzitutto previsto la realizzazione di una nuova copertura per proteggere l’area archeologica e per restituire il senso degli spazi confinati della casa. Come spiega Barbara Nazzaro, l’intero, l’asportazione dei blocchi di tufo che costituivano le strutture verticali e il crollo generalizzato delle volte sconsigliavano il ripristino dei volumi originari, oggetto di dibattito scientifico; nel progetto di copertura si è utilizzata come riferimento una quota relativa al momento in cui fu intrapresa la attività di scavo negli anni ’60. La linea ispiratrice del progetto è la suggestione: all’estradosso la struttura di copertura si presenta in parte con uno strato di vegetazione, dal quale emergono alcune strutture, e in parte in terra proprio come appariva all’inizio della fase di scavo. Al contempo l’intervento si pone l’obiettivo di una maggiore integrazione con il contesto paesaggistico e le visuali dai colli Aventino e Gianicolo. La struttura di copertura ha coniugato l’uso di elementi portanti in acciaio con l’utilizzo di profili in pultruso (resine organiche rinforzate con fibre sintetiche), connotati da leggerezza, resistenza meccanica e facilità di montaggio, poi obliterati da teli in PVC di colore scuro. L’acciaio Corten ha infine consentito un’integrazione con le strutture archeologiche anche grazie all’uso di pannelli con microforature calibrate in dissolvenza che richiamano la suggestione della vibrazione delle mura-ture antiche.

Il progetto della luce si è basato sui seguenti obiettivi, oltre a quelli più tradizionali di permettere la fruizione museale in sicurezza e la valorizzazione:

  1. Rievocare con la luce artificiale i rapporti chiaroscurali tipici degli ambienti pubblici e privati della casa romana, attuati mediante la differenziazione della provenienza della luce e della sua intensità. Infatti nella casa romana la penetrazione della luce naturale negli spazi interni veniva mediata dalla presenza del peristilio che creava una schermatura nei confronti dei raggi solari più verticali e determinava una diversa luminosità degli ambienti stessi in base alla loro profondità e alla distanza dal peristilio stesso.
  2. Creare un gerarchia percettiva, differenziando la modalità di distribuzione della luce e la sua gamma cromatica negli ambienti della domus privata rispetto agli ambienti della domus publica, contribuendo a suggerire sensazioni più intimistiche per gli spazi privati, diversa-mente da quelli destinati alla rappresentanza.
  3. Utilizzare la variazione cromatica e la variazione dei livelli di illuminamento della luce artificiale non per finì meramente scenografici, ma con l’obiettivo di partecipare piena-mente all’intervento di restauro, rendendolo di più facile lettura e contribuendo alla reintegrazione dell’immagine del monumento.

I sistemi di illuminazione, tutti con sorgenti Led, sono posizionati tra l’intradosso della copertura e il controsoffitto di telo termoteso in PVC. Alcune asole rettangolari accolgono i gruppi di proiettori in esecuzione speciale, con vari fasci ottici e diverse temperature di colore. Gli apparecchi sono muniti di adattatore per binario elettrificato con driver remoti DMX, regolati tramite software con un pan-nello di controllo. I proiettori lavorano a coppie con lo stesso puntamento, consentendo di ottenere un unico fascio luminoso la cui componente spettrale totale varia in funzione della regolazione del flusso di ogni singolo proiettore e della sua Tc. Attraverso la regolazione del livello di ogni proiettore la luce aiuta a raccontare le varie stanze, ognuna con sottili differenze di luminanza e temperatura di colore, per suggerire il chiarore delle lucerne nelle stanze private e l’emulazione della più fredda e intensa luce diurna che penetrava nelle stanze del potere imperiale. Sin dal progetto preliminare è stata prevista la possibilità di regolare l’intensità luminosa e la temperatura di colore degli apparecchi: era necessario poter tarare tali grandezze su livelli più bassi con Tc tra 2700K e 3000K per le stanze della casa privata, luogo racchiuso con scarsa penetrazione della luce solare, fino a raggiungere livelli più alti con Tc da 4000K fino a 5500K per i fasci obliqui che doveva-no emulare la provenienza della luce diurna dal peristilio, attraverso una molteplicità di combinazioni intermedie in funzione delle diverse zone. Le due famose stanze affrescate (cubicula) della casa privata, la Stanza dei festoni di pino e la Stanza delle maschere, sono state trattate come ambienti musealizzati e illuminate con sistemi lineari con Led di potenza e ottiche asimmetriche, posizionati perimetralmente sul telaio di supporto dei telo termoteso, sospeso e scostato dalle pareti in modo da non interferire con la lettura degli affreschi. Al centro del telaio sospeso è stato inserito un apparecchio da incasso a bassa luminanza, per evidenziare i mosaici pavimentali.

Gli ambienti della Casa di Livia

L’intervento ha compreso anche il rifacimento dell’illuminazione di alcuni ambienti della adiacente Casa di Livia, che conserva ancora l’ingresso originale attraverso un corridoio con pavimento in mosaico su un piano inclinato, dal quale si accede all’antico cortile (atrium), oggi coperto, su cui si affacciano il cablino e le due ali, oltre al triclinio, tutti decorati con splendide pitture. Anche qui la luce rievoca la penetrazione origina-ria dei raggi solari: nel cortile è stata ricreata la sensazione di passare dalla luce solare piena della zona originariamente scoperta all’attenuazione luminosa che si doveva percepire della zona coperta dalla perduta tettoia. Negli ambienti affrescati sono state inserite delle strutture appositamente disegnate, sospese alle volte, che incorporano una serie di incassi con sorgenti Led a bassa luminanza, orientati verso gli affreschi, in modo da ottenere una eccellente percezione delle meravigliose pareti dipinte con festoni di frutta, scene di paesaggio e mitologiche, senza abbagliamento.

Melpignano 26 aprile 2019 ore 17.30

In compagnia del Sindaco di Meplignano, della Soprintendente Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto e dei progettisti che hanno curato il complesso intervento di recupero, restauro e rifunzionalizzazione dell’intero complesso monumentale, alla scoperta di un luogo straordinario e ricco di storia.

Una visita emozionale all’interno del Giardino Storico appena restaurato e incastonato tra le antiche mura, assieme ad un ospite d’eccezione, per approfondile la stora dello stesso giardino e del suo progetto di recupero ma, anche, per lasciarsi coinvolgere dalla suggestione del luogo.

Ivan Stomeo
Sindaco di Melpignano

Marica Piccarreta
Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto

Lugino Pirola
Presidente Nazionale AIAPP

Giuseppe Sefanizzi e Tiziana Lettere (Precedente AIAPP Puglia)
Progettista e DL

coadiuvati da Marilena Manoni e Tommaso Giorgino
Professori del team di progettazione e DL (soci AIAPP)

Con la partecipazione straordinaria di

Francesco Guccini

Per informazioni consultare la pagina Facebook di AIAPP – Puglia

Di seguito le foto dei lavori realizzati

Intervista a Marco Capriello per “Edilizia e Territorio” del Sole 24 ore.

Attività in crescita per Capriello Vincenzo Srl, società napoletana specializzata in restauro, grazie alla numerose commesse ottenute negli ultimi tempi. Ma le difficoltà del mercato del lavori pubblici le riscontra anche un’impresa in salute che opera in un settore di nicchia come quello dei beni culturali.

«I problemi maggiori –sostiene Marco Capriello– amministratore unico e direttore tecnico dell’impresa di Villaricca –sono riferibili ai ritardi nei pagamenti e alla normativa per l’aggiudicazione degli appalti, che impone alle aziende di concorrere con massimi ribassi determinando comunque una non attenta valutazione delle opere da eseguire, ma un impegno mirato alla sola acquisizione dell’appalto. Certamente questo sistema di aggiudicazione, oltre a penalizzare la piccola e media impresa che ha una struttura sia finanziaria che organizzativa più modesta rispetto a una grande società magari strutturata in più categorie, penalizza in linea più generale il settore del restauro monumentale. Ritengo che la tipologia d’intervento su monumenti di interesse storico  presuppongano un’attenta valutazione per un adeguato svolgimento delle opere, certamente non paragonabili a un’attività di edilizia civile in generale».

L’altro elemento negativo riguarda il rapporto tra società edili e banche: «Vi è il rammarico –continua Capriello– di non poter esprimere al meglio le proprie potenzialità per l’acquisizione di ulteriori appalti in quanto le banche non supportano adeguatamente le imprese, soprattutto piccole e medie, che pur avendo tutte le caratteristiche tecniche organizzative e operative necessarie si trovano in notevoli difficoltà economiche nella conduzione di più appalti contemporaneamente».

La Capriello Vincenzo opera nel campo del restauro dal 1969. Recentemente ha vinto a Roma il bando del ministero della Difesa da 3,555 milioni per l’esecuzione dei lavori di ripulitura, restauro e sostituzione degli infissi delle facciate interne ed esterne dei Palazzi Baracchini e Caprara, sedi del dicastero in via XX Settembre (prezzo offerto: 2,745 milioni).

A Foligno sono in corso i lavori di restauro sul palazzo comunale con annesso Torrino, quest’ultimo riconsegnato alla città dopo il grave sisma del 1997, che per la popolazione rappresenta il simbolo della città. In Campania vanno segnalati il restauro del Palazzo Reale, del Teatro San Carlo e Villa Rosebery a Napoli. A Lecce la Capriello è intervenuta sul palazzo Vernazza (XVII secolo), i castelli Carlo V (XVI secolo) e di Acaya (XVI secolo), il teatro comunale di Novoli e il restauro del monastero di Santa Chiara (XV secolo), attualmente in corso.

Gli obiettivi a medio e lungo termine sono quelli di consolidare e rafforzare la presenza sull’intero territorio nazionale e di poter contribuire con il proprio know how alla ricostruzione delle zone colpite dall’ultimo sisma in Abruzzo.

«Il nostro staff di professionisti –conclude Capriello– è formato da quattro architetti specializzati nel restauro conservativo, due ingegneri specializzati nel recupero strutturale di edifici monumentali e tre geometri qualificati per la gestione e conduzione di lavori in edifici monumentali».

© Vincenzo Capriello srl | C.F./P. IVA : 02696941216
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